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CARRARESE - LUCCHESE 1-0

No, così non ci siamo proprio.

La Lucchese perde anche contro le riserve della Carrarese, inanella la miseria di sei punti in dieci gare e resta in una posizione di classifica anonima per non dire mediocre.

Nella gara allo stadio “Dei Marmi”, come se ce ne fosse ancora bisogno, si manifestano tutti i limiti di questa rosa; poca fisicità in mezzo al campo e davanti (non si vince un contrasto e non si recuperano le seconde palle), poca propensione a trovare la porta (è vero che si calcia tanto, ma la maggior parte delle volte o fuori dallo stadio o in bocca al portiere…) e una difesa che concede poco, ma quel poco che concede ti fa perdere la partita, come a Carrara.

Rimedi ad una stagione che rischia di diventare un supplizio? Beh…sicuramente un importante ritorno sul mercato di gennaio e non è vero che non è possibile potenziare la rosa al cosiddetto “mercato di riparazione”; con soldi e competenze, si arriva ovunque.

La gara, paradossalmente, la fa sempre la Lucchese, tiene gli apuani rinchiusi nella loro metà campo, concede pochissimo (il gol e un’altra occasione), ma perde l’ennesima partita. Facile facile il gol di Simeri (16’), scolastico lo schema, con la difesa rossonera che sta a guardare.

I rossoneri ci provano e non giocano nemmeno male, ma quando arrivano alla tre quarti si sciolgono come neve al sole; tiri improbabili da tutte le zone del campo, qualche occasione più nitida (Rizzo Pinna al 23’ e miracolo di Bleve) o Russo al 42’ con la palla che sfiora il montante, ma la Lucchese non ha nel dna lo stoccatore seriale…

La ripresa vede aumentare ancora di più la pressione di Tiritiello e compagni; al 10’ Tumbarello sfiora il palo dal limite, così come Magnaghi al 75’, mentre il subentrato Guadagni tira in bocca a Bleve in due occasioni ravvicinate sul finire. Termina la partita con l’ennesima sconfitta e questa volta, come aggravante, c’è la considerazione di aver perso contro una Carrarese largamente rimaneggiata.

Un cinque e mezzo come voto di squadra, con sufficienze per Chiorra (limita il passivo) Quirini, Gucher (deve giocare centrocampista…) Rizzo Pinna e Yeboah (l’unico che sa usare il fisico la davanti…); la palma del migliore va a Tumbarello, magari non tecnicissimo, ma un moto perpetuo, l’unico che prova a forzare le difese avversarie con percussioni centrali.

Alla corte l’ultima gara del 2023 contro l’Ancona.

L’attenzione dei tifosi, purtroppo e per l’ennesima volta, si è spostata dal campo a tutto quello che succede al di fuori del rettangolo verde. Le troppe voci che girano in città riguardanti problemi su mancati pagamenti, stanno spegnendo l’entusiasmo più che dei risultati negativi della squadra. Purtroppo a Lucca siamo “esperti” e certe cose non possono e non potranno mai essere lette in maniera positiva. Parallelamente la squadra non sta attirando l’attenzione su di se (sperando di proseguire il cammino in Coppa Italia…) ed il campionato rischia di diventare l’ennesimo di una “transizione” che, ora come ora, sta soltanto allontanando i tifosi (che erano tornati in gran numero) dallo stadio. Dicevamo del mercato come unica soluzione da provare ma poi leggiamo che la Lucchese non potrà fare grosse cose, causa le poche risorse a disposizione, mentre la situazione stadio sembra essere in stand-by sempre a causa di quel famoso documento che la Società dovrebbe firmare per far ripartire l’iter. Senza dimenticare un settore giovanile….dimenticato.

Inutile nasconderlo ci aspettavamo di più, molto di più e non parlo soltanto dei risultati della prima squadra; troppe cose non stanno andando come sbandierato, troppi silenzi (almeno ci fossero i fatti…), troppe voci (Lucca non è New York…) ed il percorso del nuovo stadio, determinante per il futuro del calcio a Lucca, che si è inceppato. Tempo ce n’è pochissimo a disposizione e la pazienza dei tifosi sta per finire. A Lucca c’è l’obbligo, più di altre parti, di fare le cose seriamente, perché la Lucchese non è una medicina prescritta dal medico curante, che va presa per forza, controstomaco.

Un mese, anche meno, per capire.

Giulio Castagnoli

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